Un foto fossati melioincontro importante per cercare di fare chiarezza sulla legge in discussione in Parlamento sul Dopo di Noi. Dopo l’approvazione alla Camera adesso si passerà al Senato e, se verrà nuovamente modificata, tornerà ancora alla Camera. Insomma l’iter della legge ha ancora un po’ di tempo ma l’attenzione nei confronti dei contenuti, importanti, che la legge affronta rimane alta.

Nell’incontro organizzato dal Coordinamento Toscano delle Organizzazioni attive nel Durante e Dopo di Noi e le Fondazioni di Partecipazione Dopo di Noi, Ora con Noi, Nuovi Giorni e Polis, c’è stata la possibilità di capire meglio i dettagli della legge grazie agli interventi dell’on. Ileana Argentin, Filippo Fossati, Federico Gelli, ai contributi dell’Assessore alla Sanità della regione Toscana Stefania Saccardi, del sindaco di Firenze, Dario Nardella, alle domande di Massimiliano Frascino, consigliere DIPOI – Fondazione il Sole e grazie al coordinamento del giornalista Simone Fanti.

Abbiamo colto l’occasione per fare alcune domande ai partecipanti, iniziamo con il proporvi l’intervista con l’on Filippo Fossati, membro della Commissione Affari Sociali della Camera.

Onorevole Fossati, fino ad ora del dopo di Noi si era parlato a livello locale, sui singoli territori, una specie di sperimentazione dal basso, con la legge nazionale discussa e passata alla camera come si inquadra il fenomeno?

La legge fa una scelta, nel considerare il Dopo di Noi, un pezzo dei livelli essenziali delle prestazioni, sarà classificato come un diritto. Il giorno in cui lo Stato scriverà le prestazioni sociali essenziali starà lì dentro. Quindi non una opportunità per chi è economicamente avvantaggiato ma l’affermazione di un diritto, aggiuntivo rispetto a quello che la comunità deve fare a sostegno della cura dei cittadini con disabilità.

Abbiamo poi istituito un Fondo nazionale, da ripartire tra le Regioni, e spenderlo per i progetti che hanno delle caratteristiche specifiche ovvero l’identificazione di progetti ad hoc, relativi alla persona, con possibilità di cohausing ma non solo, che si inseriscono in un tessuto urbano e sociale del territorio di residenza della singola persona. Partecipano alla definizione dell’intervento le associazioni della disabilità in tutte le loro forme e devono essere a cura della programmazione regionale

Abbiamo voluto dare un respiro non episodico, non sostitutivo di ciò che esiste già ed integrato con i soggetti che si sono già organizzati in tal senso sul territorio dentro un quadro di programmazione nazionale.

Nel testo legislativo si fa riferimento alla figura del trust, istituto poco conosciuto ed usato in Italia. Un fenomeno gestorio, in base al quale il disponente stabilisce un programma e ne affida l’attuazione ad un altro soggetto, il trustee, “dedicando” un determinato patrimonio alla realizzazione di questi obiettivi. Come si configura questo istituto nel testo di legge sul Dopo di Noi?

La modalità del trust non ha niente a che vedere con tutto quello che ho detto fino ad ora. La motivazione per cui è in legge è questa: il trust esiste anche se in Italia non ha leggi di dettaglio. Noi abbiamo voluto prevenire ipotizzando che anche su questo tema ci potessero essere dei trust e quindi abbiamo colto l’occasione del Dopo di Noi per dettagliare che cosa è il trust quando si parla di disabilità. Abbiamo detto, ad esempio, che il contratto di trust è un contratto pubblico, per una totale trasparenza, e che a fianco del trustee si istituisce una figura terza che controlla che il capitale sia usato in linea con quanto scritto nel contratto. Abbiamo voluto dare maggiore trasparenza a questo strumento perché abbiamo voluto dare delle agevolazioni per il suo uso come l’eliminazione della tassa di successione.

In una sua dichiarazione ha affermato che “una buona impostazione culturale per una buona legge apre la strada a nuove iniziative sulla autodeterminazione e indipendenza della vita delle persone disabili”. Qual’è il prossimo fronte su questo settore?

L’idea che muove anche dalle esperienze sul territorio, che in Toscana sono molto vivaci, e che ci ha dato un ulteriore scatto all’approvazione di questa legge, è la necessità di un salto di qualità culturale. Vogliamo che gli interventi per le persone disabili siano orientati all’autonomia della persona, a costruire le condizioni perché si aumentino le competenze e le capacità delle persone disabili e questo possa portarle ad autonomia e indipendenza in tutte le fasi della vita e per tutte le disabilità.

Abbiamo messo un granello: 5 milioni di finanziamento per i progetti di vita indipendente, a livello nazionale. Un granello ma che dà il senso della direzione in cui ci vogliamo muovere.

Vogliamo andare a sostenere tutti quei progetti che abbiano questo taglio culturale.

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